Se domani non rispondo alle tue chiamate, mamma (l’editoriale di David Oddone)

Avevo preparato, come ogni anno, un articolo sulla Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne.

Avevo scritto di come questo genere di efferati crimini siano purtroppo sempre troppo uguali a se stessi.

Una banalità del male che fa ancora più paura, perché pare nessuno ne sia immune.

Storie che si ripetono, che leggiamo ormai quotidianamente, assuefacendoci a una realtà, che invece avremmo il dovere di cambiare.

Alla fine, ho cestinato tutto.

Preferisco lasciare la parola a Cristina Torres Cáceres.

Negli ultimi anni le sue frasi sono state spesso viste sui cartelloni delle manifestazioni di protesta del movimento femminista Ni una menos, nato in Argentina nel 2015, e circolavano già online.

Ecco il testo della sua poesia:

 

Se domani non rispondo alle tue chiamate, mamma.

Se non ti dico che non torno a cena. Se domani, il taxi non appare.

Forse sono avvolta nelle lenzuola di un hotel, su una strada o in un sacco nero (Mara, Micaela, Majo, Mariana).

Forse sono in una valigia o mi sono persa sulla spiaggia (Emily, Shirley).

Non aver paura, mamma, se vedi che sono stata pugnalata (Luz Marina).

Non gridare quando vedi che mi hanno trascinata per i capelli (Arlette).

Cara mamma, non piangere se scopri che mi hanno impalata (Lucia).

Ti diranno che sono stata io, che non ho urlato abbastanza, che era il modo in cui ero vestita, l’alcool nel sangue.

Ti diranno che era giusto, che ero da sola.

Che il mio ex psicopatico aveva delle ragioni, che ero infedele, che ero una puttana.

Ti diranno che ho vissuto, mamma, che ho osato volare molto in alto in un mondo senza aria.

Te lo giuro, mamma, sono morta combattendo.

Te lo giuro, mia cara mamma, ho urlato tanto forte quanto ho volato in alto.

Ti ricorderai di me, mamma, saprai che sono stata io a rovinarlo quando avrai di fronte tutte le donne che urleranno il mio nome.

Perché lo so, mamma, tu non ti fermerai.

Ma, per carità, non legare mia sorella.

Non rinchiudere le mie cugine, non limitare le tue nipoti.

Non è colpa tua, mamma, non è stata nemmeno mia.

Sono loro, saranno sempre loro.

Lotta per le vostre ali, quelle ali che mi hanno tagliato.

Lotta per loro, perché possano essere libere di volare più in alto di me.

Combatti perché possano urlare più forte di me.

Perché possano vivere senza paura, mamma, proprio come ho vissuto io.

Mamma, non piangere le mie ceneri.

Se domani sono io, se domani non torno, mamma, distruggi tutto.

Se domani tocca a me, voglio essere l’ultima.

 

San Tommaso Moro, forte della sua incrollabile fede, pregava: “Che io possa avere la forza di cambiare le cose che posso cambiare, che io possa avere la pazienza di accettare le cose che non posso cambiare, che io possa avere soprattutto l’intelligenza di saperle distinguere”.

Onestamente, distinguere, capirci qualcosa, trovare un senso, ma soprattutto poter solo pensare di accettare queste stragi, resta per me un esercizio troppo difficile.

Non ho davvero altro da aggiungere: proviamo semplicemente tutti a fermarci un attimo e riflettere.

 

David Oddone

(La Serenissima)