Lo slogan “Riprendiamoci la vita” è veramente impegnativo ma mi piace molto perché riflette la mia cultura della sicurezza sociale che deriva dalla grandiosa e illuminata idea che animò i nostri antenati politici negli Anni Cinquanta del secolo scorso, dalle successive letture e dalle azioni pratiche che ho vissuto in prima persona.
Per entrare realmente nel nucleo della sicurezza sociale, dobbiamo essere convinti e consapevoli di tutto ciò che ci consente di stare in salute e di tutto ciò che mette a rischio la nostra salute. Quanto alla medicina, va considerata una scienza in continua evoluzione e verso nuovi orizzonti, che non è esatta, ma riguarda tutti i cittadini. Quanto ai tempi abbiamo un grave ritardo nell’indagare le responsabilità della società e della politica nei confronti di coloro che soffrono, e nell’impedire le malattie e le morti evitabili. Dall’indagine emergerebbe che bisogna ritornare ai principi fondativi dell’ISS e impostare un Piano per la Prevenzione che chiami alle visite e ai controlli quando si è sani, evitando di aspettare che il cittadino si ammali e si rechi di sua iniziativa dal medico come malato. E’ un danno enorme alla persona, alla società e allo Stato, al di fuori di ogni buon senso. L’involuzione dell’ISS verso l’organizzazione aziendale, piena di capi e capetti, per ragioni clientelari, e senza un qualificato organismo di gestione e di controllo, con l’aggiunta dei deliranti tentativi di andare ad una graduale privatizzazione e commercializzazione della salute, è stato un errore clamoroso dovuto a occulti giochi di interesse, ignoranza congenita e non certamente in buona fede.
E’ già tardi per intervenire riorganizzando radicalmente la sanità pubblica, ma è ancora possibile. Occorre però agire con urgenza e con un progetto dettagliato prima che ci cada tutto sul groppone.
Non è accettabile che i cittadini paghino la sanità allo Stato con le tasse e poi ripaghino ai privati sulle singole prestazioni. Non è accettabile che esistano lunghe file di attesa. Non è accettabile operare senza un adeguato Piano di Prevenzione che comporti anche l’educazione sanitaria, l’appropriatezza della prestazione, lo stile di vita.
Il corpo sanitario deve essere valorizzato e indirizzato dal Piano Sanitario, non umiliato dalla politica.
Emilio Della Balda