RETE era intervenuta già la scorsa estate a seguito della circolare ministeriale che segnalava gli abusi nel settore auto, con un’interpellanza mirata. In questi giorni ne ha depositata un’altra per avere riferimenti su un settore, che ha visto un incremento di veicoli formalmente immatricolati in Italia provenienti da San Marino, che è passato dalle 2390 unità nel 2018 alle 8817 nel 2022.
Dai dati rilevati dall’Agenzia delle Entrate e dalla Guardia di Finanza, e iscritti nella relazione alla legge di bilancio italiana per il 2024, emerge che l’aggiramento degli obblighi in materia di IVA grazie alla modalità “reverse charge”, ha portato ad un volume di affari pari a circa 44 milioni di euro per l’anno 2021, circa 149 milioni per l’anno 2022, circa 77 milioni per l’anno 2023 (in corso). Questo solo per società e titolari di partita IVA, che presentano un profilo fiscale a rischio, o sono addirittura “soggetti fiscali evanescenti”.
Il problema è sempre il solito: finché non arriva una segnalazione dall’Italia, sul Titano quasi tutti zitti e incuranti delle mega truffe orchestrate in suo nome.
L’ammanco erariale per l’Italia corrisponde a 9.680.000 euro per il 2021, 32.780.000 per il 2022, 16.940.000 per il 2023 (fino a luglio). Va detto anche che il fenomeno riguarda in massima parte le auto di lusso.
San Marino cosa ci guadagna in tutto questo? Nulla.
Il Segretario all’Industria Righi, la scorsa estate, ha portato in Consiglio il Progetto di legge “Norme per facilitare e semplificare l’avvio di attività economiche” che, come ha specificato lui stesso, non è solo una norma di semplificazione ma di potenziamento del settore economico, ma che non tiene conto, a nostro avviso, che ci sono alcuni settori sensibili, già da tempo conosciuti agli organismi di controllo, e molto appetibili alle organizzazioni malavitose.
RETE ha presentato in quella occasione una lunga serie di emendamenti, sia per aumentare i controlli, sia per inserire nella norma gli strumenti utili per contrastare il fenomeno del prestanomato e altri atti distorsivi. Tutti bocciati.
La nuova interpellanza, tra le altre cose, servirà anche a capire se di fronte alla situazione di “soggetti evanescenti” si intenda ancora usare l’autocertificazione nonostante gli uffici pubblici abbiano già chiarito che non riescono a verificarle. Infine chiede la relazione che avrebbe dovuto essere prodotta entro lo scorso luglio dal “Tavolo congiunto per la vigilanza e il controllo della attività economiche”, tavolo fortemente voluto dalla Segreteria Interni all’epoca guidata dal rappresentante di RETE.
Va da sé che su alcuni aspetti di questo meccanismo, San Marino non ha colpa. Ma è altrettanto certo che il sistema in vigore non riesce ad arginare, così quando la notizia arriva ai media nazionali, è facile gettare fango su un Paese che in passato non ha certo brillato per trasparenza.
Inoltre, va sempre considerato che dietro a questo tipo di reati se ne possano nascondere altri, quali l’associazione a delinquere, anche di stampo mafioso, e il riciclaggio.
Movimento RETE