Prima di continuare a “sviscerare” i contenuti, le rivelazioni poste sotto forma di ipotesi accusatorie del decreto di rinvio a giudizio del Commissario della Legge Alberto Buriani, Daniele Guidi, Marino Grandoni, Francesco Confuorti, Lorenzo Savorelli e altri otto dirigenti e funzionari di Banca Centrale e Banca CIS con la grave accusa di associazione a delinquere, credo sia il caso di provare ad inserire l’attività di questo presunto “gruppo criminoso” nel contesto globale, ovvero nella San Marino del decennio scorso.
Infatti, se l’indagine del Commissario della Legge Elisa Beccari individua nella nomina di Wafik Grais, 21 gennaio 2016, alla presidenza di Bcsm l’inizio della presunta attività criminosa del gruppo, “battezzato” Cricca dalla Commissione consigliare di inchiesta su Banca CIS, anche gli anni precedenti riservano presentano fatti ed eventi che, almeno apparentemente, possono incutere il sospetto che l’attacco sovversivo al potere fosse iniziato, per concretizzarsi in una prima dirompente azione nel 2010, quando Banca Centrale, costituita cinque anni prima, subì il primo devastante terremoto.
Ma procediamo per gradi. E’ il 2003 quando Daniele Guidi riveste il ruolo di Coordinatore facente funzione dell’Ispettorato Credito e Valute, poi trasformato unitamente all’Istituto di Credito Sammarinese, in Banca Centrale di San Marino, il cui processo di costituzione si concluse il 29 giugno 2005.
In quegli anni i rapporti fra Italia e San Marino sono abbastanza tesi e sul tavolo c’è l’intenzione del Titano di rasserenarli e di portare a casa alcuni accordi bilaterali in materia di scambio di informazioni e imposizioni fiscali, ormai indispensabili; ragion per cui si avviò un serrato e concreto confronto del governo sammarinese (all’epoca composto da Pdcs, Pss e Pdd, in quella che sembra essere stata la più instabile delle legislature sammarinesi che, per sei mesi, vide salire al governo anche Alleanza Popolare) con il Ministro italiano all’Economia del governo di centrodestra romano, Mario Baldassarri (An).
Già era iniziata, sul Titano, la “gestazione” che avrebbe portato, un paio di anni dopo, alla nascita di Banca Centrale e ciò portò l’attenzione sui due enti (Istituto di Credito Sammarinese e Ispettorato Credito e Valute) il cui processo dio integrazione avrebbe dato vita a Bcsm. Una delegazione del governo sammarinese, così, avvio un dialogo con il Ministro italiano che concordò, o forse suggerì, sul nome del Prof. Mauro Marconi come nuovo Coordinatore dell’Ispettorato Credito e Valute che, poi, si sarebbe trasformato in un incarico dirigenziale di primissimo piano internamente a Bcsm.
Ciò, però, mandò in allarme Guidi che, appoggiato in Via delle Scalette solo dalla “corrente” democristiana facente capo a Luigi Mazza, chiese garanzie al governo sulla trasformazione del suo incarico come facente funzione in Coordinatore “di ruolo”. Rassicurazioni che non arrivarono dal “Partitone”, tanto che, dopo qualche settimana, questi si dimise avvio la sua “carriera” in Banca Partner, culminata con la drammatica direzione generale di banca CIS e i fatti che oggi tutti conosciamo.
Cosa sarebbe successo, vien da chiedersi col senno di poi, se il muro eretto dalla stragrande maggioranza del Pdcs (all’epoca con Gabriele Gatti uomo forte) e dell’intero Pss sulla nomina di Daniele Guidi non avesse retto? Inquietante…
Ma torniamo alla storia di Bcsm… Arriva il giugno 2005 e Banca Centrale, presieduta da Antonio Valentini e diretta da Mario Giannini (poi sostituito nel 2007 da Luca Papi), diviene una realtà concreta. E stabile, almeno fino al 7 gennaio 2008, quando il Presidente Valentini rimette il suo mandato di Presidente nelle mani del Governo in seguito allo “scandalo” riciclaggio che coinvolse Asset Banca. Il Paese, in quei giorni, è guidato da Alleanza Popolare e Psd, con Valeria Ciavatta agli Interni, Fiorenzo Stolfi agli Esteri e Stefano Macina alle Finanze.
Tocca al governo, quindi, proporre al vaglio dei “Sessanta” il nome del nuovo presidente di Bcsm. Ma il meccanismo si inceppa, Psd e Alleanza Popolare, vien da credere, non trovano l’intesa sul nome del candidato, tanto che il 9 novembre 2008 (nove mesi dopo le dimissioni di Valentini), quando i sammarinesi sono chiamati al voto politico, la presidenza di Bcsm è ancora vacante.
La nomina verrà fatta, con Gabriele Gatti (Pdcs) alla guida della Segreteria di Stato alle Finanze, dal nuovo esecutivo che indicherà Biagio Bossone alla Presidenza, affiancato da Luca Papi (nominato nel 2007) come Direttore Generale.
Tutto fila liscio fino al febbraio dell’anno successivo, il 2010, quando fra governo e vertici di Banca Centrale scoppia un “putiferio”, uno scontro aspro che ha le basi nella rimozione ad opera del Consiglio Direttivo di Bcsm, “isolando il Presidente e il Direttore Generale” ricordano gli stessi vertici, di Stefano Caringi -ispettore del Coordinamento e responsabile del Dipartimento di Vigilanza di Bcsm-, casualmente?, successivamente ad una ispezione ordinata verso Banca Partner.
Può essere una coincidenza che il 22 gennaio 2010 inizia una ispezione della Vigilanza a Banca Partner (“controllata da Grandoni”, dichiarò Caringi interrogato da Di Vizio a Forlì nell’ambito dell’inchiesta su Carisp) e il successivo 4 febbraio il Responsabile della Vigilanza viene cacciato? Certo, può esserlo… Ma le coincidenze inizierebbero ad esser tante nella storia di Bcsm e del decennio sammarinese scorso!
Bossone e Papi non ci stanno e il 19 febbraio del 2010 rassegnano le loro dimissioni dalla presidenza e dalla direzione generale dell’ente, formalizzandole con una lettera al “veleno” inviata ai Capitani Reggenti (leggi qui) in cui accusano che “la rimozione del dott.Caringi” sarebbe avvenuta “sulla base di motivazioni generiche e non fondate…” e che “il Governo della Repubblica (a guida AP, visto che le due più importanti Segreterie di Stato, Interni ed Esteri, erano rispettivamente guidate da Antonella Mularoni e Valeria Ciavatta, e sostenuto da Pdcs, Eps, AL, NS e Nps; ndr) ha già gravemente espresso sull’intera azione di vigilanza condotta da Banca Centrale” un “giudizio che sconfessa la missione portata vanti dalla banca Centrale di ammodernare il sistema finanziario per rafforzarne la stabilità e per permetterne una piena integrazione internazionale”, non dicendo “delle interferenze e delle pressioni esercitate” su Bcsm “per condizionarne l’azione di vigilanza”. Pressioni -si rincara nella stessa lettera- “volte a sospendere ispezioni scomode, concedere autorizzazioni in assenza dei requisiti, ammorbidire interventi e sanzioni”.
“La rimozione del dott.Caringi, accompagnata dalla dura critica del Governo, mira al cuore della vigilanza di Bcsm, le trasmette un inequivocabile segnale di ‘addomesticamento’, ne lede l’autorevolezza e ne riduce l’efficacia” mentre “chi dovrebbe sostenere invece ostacola”.
Sarebbe interessante sapere con certezza e completezza, oggi, vista l’evoluzione giudiziaria dei fatti, chi di preciso effettuò queste pressioni, almeno nell’interesse dell’allora Banca Partner…
Chi, invece, si espose pubblicamente nella difesa della scelta di rimuovere Caringi e nel contribuire a “tagliere i ponti” fra lo stesso e il CCR, lo possiamo sapere ricercando le vecchie cronache. E grande decisione in ciò la dimostrò Antonella Mularoni, oggi seduta su banchi consigliari di Repubblica Futura (leggi qui), la quale nientemeno che dalle pagine de IlSole24Ore accusò la Vigilanza, quindi indirettamente Caringi, di non aver “seguito le disposizioni impartite”.
“La Banca Centrale ci ha indicati come un Governo che intralcia i cambiamenti. Questo è intollerabile: è proprio la Vigilanza che non ha seguito le disposizioni da noi impartite, danneggiando così il Paese”, dichiarò. “E’ molto dura Mularoni -fu poi il commento del giornalista, Lionello Mancini-, che nel Comitato per il credito e il risparmio ha contribuito a tagliare i ponti con Caringi. Ma quali siano le disposizioni tradite, Mularoni non lo precisa…”.
Poi la vicenda del “Segretario di Stato Alfa”, denunciata in una successiva lettera dagli stessi Papi e Bossone in cui sono un po’ più chiari relativamente alle pressioni subite e precedentemente rivelate.
Ma torniamo alla storia dei fatti. Quando accade ciò il democristiano Gabriele Gatti è il titolare della Segreteria di Stato alle Finanze, come le era ai tempi della nomina di Bossone. A poche settimane dalla rimozione di Caringi e dalle “velenose” dimissioni di Presidente e Direttore Generale di banca Centrale, il 22 aprile del 2010, anche Gatti rassegna le sue dimissioni dal Governo, lasciando la Segreteria di Stato alle Finanze fino a fine legislatura, ad un altro democristiano, Pasquale Valentini.
Gatti si dimise in contrasto con la linea adottata dal governo verso Banca Centrale che portò alle dimissioni di Papi e Bossone? Impossibile saperlo. Chi seguiva la politica con attenzione in quegli anni ricorda che i rapporti fra lo stesso ex “capo” di Via delle Scalette e i colleghi di governo di Ap era diventato tesissimo e non ricomponibile.
Ripercorrere i fatti che ruotano attorno al sistema della gestione e vigilanza bancaria sammarinese evidenzia un aspetto ricorrente. Può essere l’ennesima coincidenza che il potere della “Cricca” è, nel tempo, inversamente proporzionale al potere detenuto da Gabriele Gatti, Fiorenzo Stolfi e Claudio Podeschi, gli unici tre “potenti” -altrettanto casualmente?- “condannati” a lunghe custodie cautelari nell’ambito di una indagine del Commissario della Legge Alberto Buriani che, come leggiamo nel decreto di rinvio a giudizio per associazione a delinquere, “legato a Grandoni e Guidi” asserviva la sua attività giudiziaria agli interessi del “gruppo criminoso”?
Buriani operò nell’associazione, secondo quanto scritto dal Commissario Elisa Beccari, fino al “18 agosto 2020”… Ma quando iniziò a farlo? L’associazione, e quindi il suo compito all’interno della stessa, non era tale nel 2003, quando Buriani non era Commissario e quando con Gatti, Stolfi e Podeschi a “comandare” il Paese, Daniele Guidi non ottenne dalla politica ciò che sperava… Ma era tale nel 2010, quando Caringi venne cacciato qualche giorno dopo che la Vigilanza avviò un’ispezione presso Banca Partner?
Era già tale alla metà del 2014 quando Federico D’Addario ascoltò Daniele Guidi -come ribadito nel corso di udienze della Commissione di Inchiesta e di un processo- intimare con decisione ad un misterioso interlocutore che qualcuno andava arrestato e, poco tempo dopo, nell’ambito di un indagine condotta dal giudice Buriani, Claudio Podeschi venne arrestato e questo arresto, indirettamente, fece naufragare -la “mediazione” era portata avanti dallo stesso Ex Ministro- la possibile cessione di Euro Commercial Bank ad un grande gruppo bancario canadese?
Lo stesso Giudice era già un sodale della -per ora presunta- associazione a delinquere “coordinata da Daniele Guidi”, quando dispose gli arresti cautelari di Fiorenzo Stolfi e, successivamente, di Gabriele Gatti, peraltro basata su ipotesi di reato per le quali -come ricordava appena ieri il suo legale, Filippo Cocco, nell’immediatezza del proscioglimento in secondo grado- “è stato assolto con formula piena per i fatti per i quali l’allora Commissario della Legge, Alberto Buriani, lo tenne in carcere per 6 mesi”?
Chissà, sta di fatto che, alla luce della ricostruzione storica delle vicende che ruotano attorno al sistema della gestione e della vigilanza bancaria e finanziaria, quelle eclatanti ed enfatizzate indagini chiuse con un “pugno di mosche” rimaste in mano all’accusa fecero “fuori” Gatti, Podeschi e Stolfi e aprirono la strada ad una classe politica che si rivelò -nella più generosa delle ipotesi- incapace di fermare quel Daniele Guidi e “soci” che, in precedenza, quando i tre politici sopra citati erano nella “stanza dei bottoni”, venne spinto ad abbandonare il suo ruolo di governance del mondo bancario e finanziario sammarinese…
Le sentenze, le indagini in corso stanno riscrivendo momenti importanti della storia recente sammarinese… Ma, della stessa storia, c’è ancora tanto da riscrivere! …E nessuno, o quasi, sembra intenzionato a farlo seriamente!
Una prima verità, comunque, sembra accertabile: il potere della “Cricca” fu inversamente proporzionale a quello di Gatti, Stolfi e Podeschi, tutti “spazzati” via -coincidenza?- dalle indagini del Giudice Buriani…
Enrico Lazzari