Intervista al Segretario al lavoro, sport, informazione e Aass, Teodoro Lonfernini. Con lui abbiamo toccato le sue varie deleghe e naturalmente fatto il punto della situazione politica.
Segretario Lonfernini, la sua presenza su media è sensibilmente diminuita negli ultimi mesi. Ha pensato finalmente, e al contrario di qualche suo collega, a “fare” piuttosto che “apparire”?
“Non sono un seguace dell’apparire a tutti i costi e non mi permetto certo di esprimere giudizi su altre persone. Ciò che io faccio per comunicare è dettato dal mio ruolo e dal mio impegno preso con la gente, l’unico mio vero ‘giudicante’. Sono convinto, per seguire il suo ragionamento, che i miei colleghi siano tutti impegnati nel ‘fare’, considerata la mole di questioni da affrontare quotidianamente nell’interesse di questo Paese. Per quanto mi riguarda, i media hanno l’importante funzione di informare l’opinione pubblica e devono godere di quella essenziale libertà utile a svolgere pienamente il ruolo che rivestono, senza una ‘attenzione selettiva’ a seconda della persona che intendono scrivere. Detto ciò non spetta certo a me sollecitare una presenza ma ai fatti e alle azioni di pubblico interesse che il sottoscritto mette in campo a favore di tutti anche di una notizia da riportare e pubblicare”.
Sa che mi piace provocare, dunque anche alla luce della nostra conoscenza di lunga data mi permetto di insistere. A distanza di un po’ di tempo, si è reso finalmente conto che legge sulla stampa che ha proposto è stata assolutamente peggiorativa e non ha risolto alcuna delle reali storture esistenti?
“Non sono d’accordo con lei anche se ci conosciamo da tanto tempo. Personalmente ritengo che con la legge sulla stampa si sia compiuto un importante passo in avanti. Come tutte le cose e quindi tutti i provvedimenti, può essere ulteriormente migliorata ma non si può negare abbia avuto il merito di colmare una serie di vuoti normativi e di introdurre tutele e diritti fino al tempo della nuova legge non garantiti, uno su tutti il diritto all’oblio, ciò che riguarda i minori, il contrasto alle fake news, alla disinformazione, trasparenza dei finanziamenti, aumentato il contributo pubblico alle imprese dell’editoria, la press card per svolgere adeguatamente la professione, il riconoscimento delle testate online e tanto altro. Il nostro Paese è piuttosto giovane, per quanto riguarda il settore dell’informazione e dei media più in generale; ritengo fosse indispensabile ricercare una maggiore chiarezza, senza limitare assolutamente sia la libertà di stampa e sia il pluralismo, e stando al passo con i cambiamenti repentini che segnano questo momento storico”.
Voltiamo pagina e passiamo all’Aass. Verrà ricordato come il Segretario delle bollette pazze. Pensa che sarà possibile alle imminenti elezioni cambiare il trend, spiegare il suo punto di vista ai sammarinesi e confermare le numerosissime preferenze che ha sempre ricevuto?
“Le ‘bollette pazze’, come le chiama lei, non sono certo state il frutto della volontà di un Segretario di Stato, in particolare il sottoscritto, ma delle fluttuazioni in atto in tutta Europa, per effetto del conflitto in Ucraina e le decisioni assunte dalla Russia. I costi energetici sono lievitati in maniera esponenziale e questo, sono sicuro, non sia sfuggito a nessuno. Certo, i risultati sono stati penalizzanti per gli utenti e per lo stesso Ente gestore, ma mi pare che – seppur con enormi difficoltà – si siano trovate le condizioni per garantire adeguata stabilità e sicurezza al sistema che rischiava un vero e proprio default finanziario energetico. Vedo però che lei sposta questa delicata fase internazionale sul piano politico interno, sulle prossime elezioni e sul consenso individuale ma mi consenta di non riuscire a seguirla su questo terreno. Alla cittadinanza ho personalmente esposto sempre i fatti concreti e non il mio semplice punto di vista, sono certo che i miei concittadini posseggano la saggezza e la capacità di giudizio necessarie per esprimersi adeguatamente e per giudicare la mia persona impegnata politicamente ed istituzionalmente anche alle prossime elezioni. Io continuerò a dedicare tutto me stesso perché emerga sempre un giudizio onesto e giusto di me e di chi come me sente la politica come ‘vero servizio al Paese e non servirsi del Paese’”.
Riforma del contributo ordinario del CONS: per la FSGC un taglio del 90%. Ne risentirà probabilmente tutto il movimento sportivo. Che cosa ha intenzione di fare?
“I nuovi criteri di erogazione dei contributi alle Federazioni Sportive, sono stati decisi dal Consiglio Nazionale del CONS sulla base di un principio di solidarietà, sussidiarietà e applicato alle Federazioni con un bilancio superiore ai 500 mila Euro. Comprendo il disappunto della FSGC, che rappresenta lo sport più praticato nel nostro Paese e di grande impatto, non solo sportivo. Per quanto mi riguarda, nel rispetto dell’indipendenza e la piena libertà degli organismi sportivi, e in particolare del Comitato Olimpico, non posso che prendere atto di questa decisione e auspicare che una redistribuzione in favore di altre Federazioni minori, non possa che giovare al movimento sportivo nel suo insieme”.
Passiamo alla politica più spicciola, in fondo siamo già in campagna elettorale. Premesso che almeno dal mio punto di vista non sarà possibile riproporre anche al prossimo giro l’attuale compagine, a chi si dovrebbe aprire per avere i numeri per governare e fare finalmente quelle riforme necessarie e mai attuate?
“Lascio queste considerazioni, su alleanze e aperture, a chi ha la facoltà e la capacità di affrontarle, vale a dire al Consiglio Centrale del mio partito ed alla sua Direzione. Mi limito a considerare il lavoro svolto da questa compagine di governo, che nonostante le tante difficoltà incontrate – prima la pandemia e poi il disimpegno di una delle forze di maggioranza – ha avuto la capacità di portare a compimento una serie di atti che hanno consentito al Paese di guardare al futuro con maggiore serenità. Cito, solo in termini di esempio, quell’unanimità senza precedenti sull’accordo tripartito in materia di lavoro, ma anche l’evoluzione dei negoziati con l’Unione Europea, i rapporti con la vicina Italia, le situazioni di bilancio pubblico e tanti altri aspetti di rilievo”.
Il suo collega Gatti ha detto, di fatto, che alla fine della primavera si vota. Lei preferirebbe invece prima celebrare un referendum sull’Europa e allungare così la vita a questo esecutivo? Paura della campagna elettorale? O non se la sente di affrontate gli euroscettici?
“La data di celebrazione delle elezioni non può essere legata ad un capriccio o al tentativo di – come dice lei – ‘allungare la vita a questo esecutivo’. Si va a votare a scadenza di un quinquennio o quando gli equilibri politici risultano fortemente incrinati, oppure quando si ritiene esaurita la capacità di un governo. Non possono esistere altre motivazioni. Il 2024 coinciderà con il quinto anno dalle elezioni del 2019 e dunque con la scadenza naturale, anche se anticipata di pochi mesi rispetto all’ultima consultazione. Il rapporto con l’Unione Europea è una questione che coinvolge l’intero Paese, che ne determinerà il suo futuro, la partecipazione sullo scenario internazionale e le relazioni non solo politiche. Ritengo sia un argomento da affrontare pensando all’intera collettività, evitando gli schieramenti preconcetti e con la capacità di saper guardare lontano, oltre gli orizzonti ristretti per tutte queste considerazioni non dobbiamo avere alcun timore politico nel riavvicinarci, per una ragione o un’altra, alla volontà popolare”.
I giovani scalpitano. La legge sui dieci anni incombe. Ci sono poi motivi di opportunità… qualora tornaste al governo, quante delle attuali facce rivedremo sugli scranni del Congresso? La sua ci sarà?
“Ben vengano i giovani in politica, portatori di quella freschezza di idee e di entusiasmo necessari a dare nuova linfa vitale al sistema politico. Il futuro cammina sulle loro gambe e sulla loro capacità di innovare, di ammodernare. Sono felice ci siano giovani che scalpitano e che aspirano a portare un contributo alla crescita del nostro paese nella consapevolezza che la politica è servizio. Non amo l’esercizio del ‘toto governo’ e non ho elementi per dirle ora chi potrà ricoprire responsabilità di amministrazione, compresa la mia persona. A decidere saranno, come sempre, gli elettori, nell’esercizio di quella forza straordinaria e potente che è racchiusa nel voto, in un diritto conquistato con fatica dai nostri avi e al quale dobbiamo il massimo rispetto. Se io continuerò ad avere la fiducia della gente continuerò a ripagarla con instancabile impegno senza alcun risparmio nel faticoso lavoro delle Istituzioni principali del nostro Paese”.
David Oddone
(La Serenissima)