San Marino. Movimento RETE: violenza sulle donne, lo Stato deve essere presente

Che la Repubblica di San Marino non sia immune dalla violenza, in particolare quella sulle donne, è un fatto di cui la popolazione e le Istituzioni hanno preso atto già da molti anni. Tanti passi avanti sono stati fatti dal 2008, ovvero da quando è stata approvata la legge contro la violenza domestica e di genere. Fondamentale nel percorso di consapevolezza sono stati gli stimoli provenienti dalla società civile, dalle associazioni, dagli organismi internazionali.  Quel male silenzioso e invisibile, che gli stessi sistemi giudiziari tendevano a non trattare come un reato relegandolo a una questione privata, oggigiorno causa lo sdegno dell’opinione pubblica e viene messo al centro di politiche mirate.  Nel corso dei tre anni al governo, RETE ha cercato di dare un contributo fattivo in tal senso, dando sostanza a quelle norme rimaste solo sulla carta. Come? Ad esempio dotando l’Authority Pari Opportunità di adeguate risorse economiche e della necessaria autonomia per aiutare le vittime di violenza; dando l’avvio al progetto del Polo delle Pari Opportunità, per dare una sede fisica (individuata nel Castello di Città) a tutti gli organismi coinvolti sul tema ed agevolare una loro collaborazione; con il sostegno alla legge sull’IVG e alle modifiche del codice penale e alla creazione di tutti quei sistemi, dal Consultorio allo psicologo a scuola e all’APP tecum, in grado di supportare la popolazione. Impegno che prosegue anche dalle fila dell’opposizione: è di ieri infatti il deposito di un Ordine del Giorno, fortemente voluto dal nostro movimento e sottoscritto da tutti i gruppi politici, per impegnare il governo a proseguire l’aggiornamento normativo, a relazionare sulle iniziative intraprese e sostenere l’Authority Pari Opportunità.
Ma scrivere le normative è, forse, la parte più facile. Strutturare uno Stato affinché sia in grado di accogliere e tutelare chi è vittima di violenza è, invece, molto complesso: richiede l’intervento di specifiche professionalità (sociali, sanitarie, legali), e il coordinamento della rete dei servizi sul territorio, e fuori, per la presa in carico delle vittime. Richiede la capacità di avere dati attendibili, e risorse economiche adeguate.
Ancora più difficile è lavorare sulla prevenzione alla violenza, avendo la determinazione di costruire e coltivare i percorsi che partono dalla scuola, perché non sempre le famiglie dispongono di strumenti adeguati per affrontare la tematica e, in alcuni casi, persiste ancora una concezione patriarcale.
Occorre considerare inoltre che non sempre chi è vittima di violenza si percepisce come tale: ne sono esempi lampanti i messaggi audio di Giulia Cecchettin alle sue amiche, dai quali emerge che pur non sopportando più la presenza del suo ex compagno, continuava a subirla perché lui la faceva sentire in colpa, controllandola, minacciando di farsi del male. Come lei, tante donne si sentono in colpa a segnalare o a denunciare, per timore di ripercussioni su se stesse o sui proprio figli. Ed è qui che lo Stato deve essere presente, per non lasciarle sole, per farsi carico della loro salute e proteggere la loro libertà dalla manipolazione.
Ben venga  il 25 novembre per rinnovare l’impegno delle Istituzioni ad essere un punto di riferimento proattivo nella costruzione di rapporti affettivi sani e consapevoli.
Ben vengano  tutte le iniziative che parlano alle donne e che parlano agli uomini, di qualunque età. Ben venga il 25 novembre per richiamare eventi e incontri di sensibilizzazione e divulgazione. Anche a San Marino ce ne sono tanti, invitiamo la popolazione a prendervi parte.

Movimento RETE