In questo ultimo decennio la situazione finanziaria dei sammarinesi non mi pare sia stata in crescita. Mi spiego meglio: aldilà dei numeri, dei codicilli e dei parametri codificati, il potere d’acquisto è indubbiamente diminuito, almeno per la grande maggioranza delle famiglie.
In effetti gli aumenti di retribuzione sono stati centellinati nel corso degli ultimi anni, in particolare per i pensionati, mentre, anche per la situazione internazionale, le guerre in atto, e l’aumento dei tassi di interesse, il costo della vita è considerevolmente aumentato e di conseguenza, come detto, il potere di acquisto si è sensibilmente ridotto. D’altronde è aumentato il carrello della spesa, le utenze di acqua, elettricità, gas e di tutto il resto per effetto a catena di una serie di fattori che tutti insieme formano l’economia di uno stato.
In questo quadro si inserisce l’esito finale della visita del Fondo Monetario Internazionale che, secondo i resoconti stampa, avrebbe riconosciuto la permanenza di una situazione positiva della nostra economia; cosa di cui ogni sammarinese deve esserne ben lieto.
Nel rapporto del FMI emergono però anche alcune criticità che meritano attenzione. Per garantire stabilità e consolidamento del bilancio e per ridurne i potenziali rischi, è necessario prendere atto che il debito pubblico ammonta ad 1 miliardo e 229 milioni, per cui il rapporto debito/Pil è attualmente attorno al 67%. Occorre quindi ridurlo al 60% e per fare questo il FMI suggerisce alcuni interventi in cui spiccano la riforma IGR e dell’IVA.
A sentire il Segretario di Stato per le Finanze la riforma dell’IGR arriverà entro il 2025 ed entro la legislatura sarà probabilmente possibile chiudere la partita IVA, prendendoci così, opportunamente, il tempo per gli approfondimenti necessari.
A questo punto però occorre fare una riflessione concreta di economia reale. Infatti, se è vero che già oggi il potere di acquisto dei sammarinesi si è ridotto rispetto al passato recente; se aumentano le famiglie che faticano ad arrivare alla fine del mese e cresce il numero di persone che sempre più spesso si rivolgono alla Caritas; aumentare la pressione fiscale, perché questo significano in soldoni i suggerimenti del FMI, è ancora sopportabile per chi già oggi si trova in difficoltà o alla difficoltà è assai vicino?
Infatti, in queste condizioni la riforma IGR, tanto per fare degli esempi, si farà per aumentare la pressione fiscale e non certo per ridurre le imposizioni, altrimenti non avrebbe senso. E così dicasi dell’IVA, che alla fine, diverrà un ulteriore balzello che ricadrà sul consumatore finale. Intendiamoci, non è che il sottoscritto sia contrario se proprio necessario e soprattutto se si penserà a opportuni controbilanciamenti che arginino l’eventuale inflazione, ma forse è giunto il momento di orientarsi verso nuovi paradigmi del sistema economico consolidato.
Innanzitutto, occorre mettere in campo maggiore oculatezza nell’uso delle risorse finanziarie, le quali dovrebbero essere utilizzate eliminando sprechi e spese veramente inutili sia sul piano economico e sociale, che sul piano del ritorno di immagine. Pensate se il criterio ispiratore fosse questo quanto pubblico denaro potremmo risparmiare e quanto dannoso clientelismo si potrebbe evitare. Ma di questo nessuno ne parla. E pensare che ci sarebbe tanto da dire!
E’ necessario poi approfondire, anche attraverso studi seri, scusate se insisto, la possibilità della creazione di un bacino imbrifero sfruttando le falde acquifere del sottosuolo sammarinese, che potrebbero risolvere il problema dell’approvvigionamento dell’acqua, alleviandone anche il peso fiscale in capo ad ogni famiglia e probabilmente anche il peso fiscale dell’elettricità.
Così come sarebbe necessario uno studio sull’istituzione a San Marino della dogana commerciale. Per semplificare il ragionamento dico che ho verificato pochi anni addietro personalmente, incontrando il Direttore delle dogane, che era anche il Direttore Tributario, la situazione del Principato di Andorra, confinante con Spagna e Francia. Ebbene Andorra ricava il 65% delle entrate del proprio bilancio dalle dogane commerciali.
E questi sono solo alcuni esempi possibili, ma io credo che San Marino abbia più strade da esperire e in diversi campi. Prima o poi dovremo percorrerle queste strade, dovremo trovare il coraggio di uscire da un immobilismo trentennale, fino ad oggi anche confortevole se vogliamo, ma poco rassicurante per il futuro. Anche perché l’adeguamento ai parametri europei, verso i quali è stato scelto di andare allegramente, sarebbe insostenibile tentare di raggiungerli solo aumentando la pressione fiscale diretta ed indiretta.
D’altronde, anche a San Marino i ricchi stanno diventando sempre più ricchi, i poveri sempre più poveri, mentre il ceto medio si sta, a sua volta, impoverendo. Anche di questo dato è necessario tenere conto pensando al futuro della nostra Repubblica.