Mentre l’aspetto più inquietante, perché secondo gli atti di accusa il “sodalizio criminoso” arrivò ad assoggettare ai propri interessi ed esigenze nientemeno che l’amministrazione della giustizia (uno dei tre poteri base di una democrazia compiuta e concreta), appare essere il ruolo del giudice Alberto Buriani, oggi sospeso e sul quale pende già una condanna in primo grado per aver posto in essere -in complicità con l’ex Segretario di Stato alle Finanze del Governo AdessoSM Simone Celli- un’azione di pressione verso la Presidente di Banca Centrale affinchè togliesse gli ostacoli alla cessione delle quote di Banca Cis a Stratos, nonostante quest’ultima non avesse dimostrato di avere i requisiti necessari e previsti… Mentre, dicevo, l’aspetto più inquietante sono le accuse mosse al Giudice Buriani, la rete di sodali che comporrebbero la presunta associazione a delinquere è quanto mai ampia e con “radici” ben più affondante nel tempo di quanto preso in esame dal Giudice inquirente titolare di questa indagine.
Prima di continuare, però, è importante ricordare quanto scritto fino ad ora sul tema, ovvero sui contenuti del rinvio a giudizio:
Infatti, mentre l’attenzione di tutto il Titano era rivolta verso l’eclatante inchiesta Mazzini e mentre nell’ambito della stessa indagine condotta -guardacaso?- dal Giudice Buriani, nientemeno che Gabriele Gatti era detenuto in regime di custodia cautelare, il Consiglio Grande e Generale (con una maggioranza composta da Alleanza Popolare, Psd e Pdcs, quest’ultimi in profondo “sbando” dopo gli arresti e gli indagati eccellenti dei mesi prima) nomina Wafik Grais alla presidenza di Bcsm. Di quella stessa Bcsm che nel 2010, con un governo a guida AP (si pensi che i “nonnini” di Repubblica Futura guidavano sia la Segreteria di Stato agli Esteri che quella agli Interni con, rispettivamente, Antonella Mularoni e Valeria Ciavatta) in alleanza con un’accozzaglia composta da Pdcs, Noi Sammarinesi, Arengo e Libertà, Moderati, Eps e Nps, subì il primo “terremoto”, se non, forse, il primo attacco funzionale a qualche gruppo privato e “occulto”.
All’epoca, infatti, conseguentemente -coincidenza?- ad una ispezione presso Banca Partner, Stefano Caringi venne “cacciato” e, successivamente, interrogato dal Pm forlivese Di Vizio, sostenne che alla base del provvedimento di “licenziamento” del Congresso di Stato c’erano i “controlli alla Banca di Grandoni” (leggi qui). Il provvedimento mandò su tutte le furie Presidente e Direttore Generale di Bcsm, Biagio Bossone e Luca Papi, che si dimisero con una lettera che definire al “veleno” è forse riduttivo (leggi qui).
In questo contesto, esattamente il 21 gennaio 2016,Wafik Grais sale alla Presidenza di Banca Centrale della Repubblica di San Marino. Una nomina che l’allora Segretario di Stato agli Affari Esteri, Antonella Mularoni, oggi consigliere di Repubblica Futura, commentò così: “…Un presidente con un curriculum di tutto rispetto possa aiutare tutti noi, in primis Bcms, ma aiuterà anche noi perché l’alto livello di questa figura obbligherà anche noi a pensare un po’ più in alto e mi auguro che il suo profilo ci faccia guardare all’interesse del sistema. (…) Mi auguro che la scelta del direttore, che dovrà essere fatta in tempi brevissimi, vada nella stessa direzione…” (leggi qui). E, alla fine, visto che sia il Presidente Grais che il Direttore Generale poi nominato, Lorenzo Savorelli, sono oggi rinviati a giudizio entrambi nell’ambito di una medesima ipotesi investigativa di associazione a delinquere, si può ironicamente sostenere che anche quella nomina andò, purtroppo per i sammarinesi, nella “stessa direzione”…
Ma torniamo ai contenuti, eloquenti nel descrivere il decadimento del Diritto della democrazia sammarinese nel decennio scorso, del decreto di rinvio a giudizio e al ruolo che il Presidente Grais ebbe nell’associazione a delinquere.
Scopriamo oggi, così (oltre al ritrovato garantismo di certi organi di informazione sammarinesi), che le risultanze delle indagini condotte dal Commissario della Legge Beccari hanno individuato in Grais un “collaboratore ed esecutore dell’associazione a delinquere per quanto riguarda le attività di competenza di Bcsm”. Questi, infatti, si legge nel decreto di rinvio a giudizio, “reclutato da Francesco Confuorti, asserviva i poteri pubblici derivanti dal ruolo” rivestito “nell’interesse del sodalizio e per la persecuzione delle finalità programmate”. E ciò, ovvero “esecutore degli ordini di Confuorti”, “fino alla data del suo allontanamento”.
Grais, infatti, secondo gli atti di accusa, partecipò “direttamente al sodalizio criminoso”, compresa “l’attività di epurazione dei membri del Coordinamento di Vigilianza di Bcsm che avevano promosso ispezioni a Banca CIS”, ovvero Andrea Vivoli e Giuliano Battistini, riconosciuti come “membri scomodi (al “sodalizio criminoso”; ndr) all’interno del Consiglio Direttivo Bcsm”.
Non solo. L’allora Presidente denunciò il Vice-Presidente Stefano “Bizzocchi, che lo aveva ostacolato al di là della nomina, al giudice Buriani per pretese rivelazioni del segreto”, provocandone “le dimissioni” dalla stessa vicepresidenza e dal Condir.
E ancora: rivelò dei “segreti di ufficio a Confuorti nell’ambito dell’Asset Quality Review” nell’ambito “dell’acquisizione degli attivi e passivi di Asset Banca (precedentemente indebitamente liquidata in maniera coatta; ndr) da parte di Carisp e della consulenza con A&M e PwC in ordine alle due diligence di Bcsm”. Rivelò -continuano le accuse contenute nel rinvio a giudizio- “informazioni riservate a Siotto e Savorelli, concernenti anche l’organigramma di Bcsm funzionale al posizionamento delle successive pedine di Confuorti”, con il quale si coordinò “nell’ambito della redazione del progetto di bilancio di Cassa di Risparmio” ottenendo, “da Confuorti, la lettera di dimissioni del consigliere del Cda di Carisp Luigi Borri”.
Infine, Grais, “riceveva passivamente, senza nulla obiettare e senza impedirne il successivo svolgimento, mail di Savorelli, inoltrata anche allo stesso Confuorti, contenente la notifica dell’intenzione di Savorelli di porre in l.c.a. (liquidazione coatta amministrativa; ndr) Asset Banca per evitare gli effetti di un eventuale accoglimento” prodotto dalla stessa Asset verso l’amministrazione straordinaria precedente disposta. In parole povere, temendo che il ricorso presentato dall’istituto di credito poi liquidato potesse essere accolto dall’autorità preposta e visto che ciò avrebbe impedito la successiva liquidazione, Bcsm accelerò su quello che oggi in tanti definiscono “omicidio di impresa” relativamente ad Asset Bank.
Già quest’ultima responsabilità, da sola, appare gravissima se confermata in una sentenza definitiva. Se non altro per l’altissimo costo economico che questo “omicidio di impresa” avrebbe determinato per le casse pubbliche.
“L’alto livello di questa figura” -mi vien da concludere, parafrasando le trionfalistiche dichiarazioni rilasciate all’epoca dalla Mularoni (Rf)- ha obbligato “anche noi a pensare un po’ più in alto”? Direi proprio di no… Anzi, anche il ruolo chiave ricondotto negli atti di accusa a Grais, sembra obbligarci tutti, oggi, a ben altro… Ovvero a pretendere, esigere dai “Sessanta” l’istituzione immediata di una commissione parlamentare di inchiesta che, andando al di là del mero aspetto penale, renda chiaro ai cittadini quali sono le responsabilità politiche e quali sono i responsabili della gravissima deriva democratica ed economica che i sammarinesi ancora oggi stanno pagando.
Enrico Lazzari