Nel complesso il provvedimento è positivo, ma manca questo obiettivo fondamentale. Non tutte le vittime di violenze e abusi hanno il coraggio di denunciare chi li commette. Inaccettabili alcune affermazioni fatte in Consiglio, che liquidano le molestie come “ragazzate”: è una grave offesa a chi le ha subite
Nell’ultima sessione consiliare è stato approvato all’unanimità da tutte le forze politiche un importante Decreto Delegato sulla prevenzione e repressione della violenza sulle donne e di genere. Ne ha parlato la funzionaria FULI Simona Zonzini nella recente puntata di “CSdL Informa”. “È un buon risultato, tanto più raggiunto con la convergenza di tutte le forze politiche; il Decreto riguarda la modifica alla Legge 97/2008 e al Codice Penale. Positiva è anche l’unità delle tre sigle sindacali, che avevano già sollecitato questo provvedimento anche al precedente Governo. Circa gli aspetti positivi, il Decreto – nel recepire i principi del Grevio (organo del Consiglio d’Europa preposto alla lotta contro la violenza sulle donne e domestica) – specifica meglio anche la violenza psicologica, che nella legislazione vigente non era così evidente; infatti è quella più subdola e difficile da dimostrare. Dall’articolo del Codice Penale sulle molestie sessuali, è stato tolto l’aggettivo ‘gravemente’, che andava a inficiare l’applicabilità della norma; in più è stato introdotto un articolo inerente gli atti persecutori.” La Zonzini rimarca purtroppo che, nonostante i passi in avanti anche a livello normativo e di sensibilizzazione in materia di violenza e molestie, non c’è coordinamento tra le varie Segreterie di Stato. “Quando parliamo di violenze e di molestie, tutti gli attori devono essere resi partecipi. Ricordiamo che a fine marzo, assieme alle associazioni di categoria, i Sindacati hanno siglato un piano pluriennale in materia anche con tre Segretari di Stato del precedente Governo: per la Sanità, il Lavoro e gli Interni. Il piano pluriennale recepisce la convenzione dell’OIL n. 190, e cerca di includere il più possibile anche le raccomandazioni della Convenzione n. 206, che detta indirizzi specifici che i singoli Stati membri devono applicare. La battaglia cruciale riguarda il fatto che non sempre le donne vittime di atti di violenze o molestie hanno la possibilità o la forza di denunciare chi li commette, per cui abbiamo chiesto con forza di consentire anche ad una persona terza che ne è testimone di inoltrare la denuncia.” Ciò potrebbe servire, ad esempio, a fare partire le indagini ambientali. “Il Decreto Delegato non ha invece realizzato questo obiettivo; ad esempio nell’articolo sugli atti persecutori ci sono delle aggravanti per le quali la denuncia parte d’ufficio, mentre in altre casistiche, non ben contemplate, la denuncia parte solo attraverso la querela della vittima. Peraltro la possibilità di denuncia di persone terze era stata proposta da due forze di opposizione, i cui emendamenti sono stati respinti. Nel dibattito consiliare non tutto ci è piaciuto. Abbiamo letto dai report del Consiglio Grande Generale e sugli organi di stampa che qualcuno si è sentito libero di definire le molestie e gli atti persecutori come delle ‘ragazzate’. Sono affermazioni gravissime e inaccettabili, che offendono e rischiano di ferire ulteriormente chi ha subito violenze e molestie e ne vive quotidianamente le conseguenze, sul piano fisico e soprattutto psicologico.” La Zonzini infine lancia un appello: “Visto che si avvicina il 25 novembre, sarebbe giusto che il sindacato della Reggenza che ha coinvolto un Capo di Stato in un caso di molestie sessuali venisse concluso, anche per dare dignità a tutte le donne che hanno avuto il coraggio di denunciare atti simili; tanto più che il mese scorso è stata emessa la sentenza di secondo grado del Tribunale che ha confermato la condanna all’ex capo di Stato per atti indecenti, con l’aggravante dell’abuso delle funzioni di Capitano Reggente. Al contempo va rilanciato l’impegno sulla formazione e informazione per prevenire e contrastare ogni forma di violenza sulle donne e di genere, un lavoro che dobbiamo fare tutti insieme: la politica, i sindacati, i datori di lavoro, le scuole di ogni ordine e grado.”
CSdL