L’intervento dei Capitani Reggenti Francesca Civerchia e Dalibor Riccardi, con la solennità che contraddistingue ogni discorso d’apertura, ci offre spunti preziosi per riflettere sul cammino che la Repubblica di San Marino è chiamata a percorrere. In un momento storico segnato da sfide complesse e da un crescente bisogno di stabilità, emerge con forza la necessità di un approccio responsabile e corale da parte di tutte le forze politiche e istituzionali. Il richiamo dei Reggenti all’importanza del Consiglio Grande e Generale quale baluardo della democrazia non può passare inosservato. Esso rappresenta non solo la sovranità del popolo, ma anche il luogo deputato alla sintesi di diverse sensibilità politiche, in cui si devono coniugare le contrapposizioni in una visione collettiva che miri al bene comune. I concetti di rispetto reciproco e di coesione istituzionale, evocati nel discorso, rappresentano il fondamento su cui poggiano le basi del progresso sammarinese. La capacità di ascoltare tutte le voci, inclusa quella dei giovani, come sottolineato dai Reggenti, è cruciale per un Paese che vuole evolvere senza perdere il contatto con la propria storia e i propri valori. La forza della democrazia risiede infatti nella capacità di accogliere il pluralismo e di trasformare le differenze in ricchezza, in uno spirito di partecipazione attiva e costruttiva.
Tuttavia, il richiamo all’armonia istituzionale non deve essere interpretato come un invito a smussare ogni angolo del dibattito politico. Al contrario, esso si configura come uno sprone a trovare soluzioni condivise che rispettino il pluralismo delle opinioni, mantenendo però intatto quel garbo che è cifra distintiva delle migliori tradizioni parlamentari. È in quest’ottica che si inserisce il tema delle riforme istituzionali, uno dei pilastri su cui i Reggenti hanno posto l’accento. L’ammodernamento dello Stato, il riequilibrio dei poteri e l’adeguamento alle regole sovranazionali sono tappe inevitabili per una società che si proietta con decisione verso il futuro. Il processo di riforma, tuttavia, non deve essere visto come un semplice atto formale. Esso rappresenta una articolata riflessione sul modo in cui l’Antica Repubblica intende rimanere fedele alla sua unicità mentre si adegua ai mutamenti globali.
Un altro tema di particolare rilevanza riguarda l’accordo di associazione con l’Unione Europea, un passaggio che i Reggenti definiscono epocale. San Marino, piccolo Stato con una storia millenaria, si trova a confrontarsi con le dinamiche di un’Europa sempre più integrata, ma deve farlo salvaguardando le proprie peculiarità e, al contempo, beneficiando delle opportunità offerte dall’accordo. L’importanza di mantenere una voce autonoma e distintiva nello scenario internazionale emerge con forza, poiché il Titano può giocare un ruolo da protagonista non solo nel contesto europeo, ma anche come promotore di dialogo e mediazione a livello globale. In questo senso, l’impegno dei Reggenti a continuare il lavoro avviato dai loro predecessori nel promuovere il ruolo del Monte quale luogo di pace e confronto interculturale assume un significato ancor più profondo alla luce dei conflitti che continuano a tormentare il nostro tempo.
La solidarietà, richiamata più volte nel discorso, va oltre il mero principio morale, ma diventa una necessità politica e istituzionale. Viviamo tensioni quotidiane e crescenti, con una diffusa irascibilità sociale: la capacità di ascoltare le esigenze dei più deboli e di rispondere con azioni concrete appare dunque come il vero metro di misura della grandezza di un Paese. Le sfide sono molteplici, ma il messaggio dei Reggenti è chiaro: San Marino deve saper affrontare il futuro con coesione e lungimiranza, senza mai perdere di vista i bisogni collettivi e il rispetto per ogni singola voce. L’intervento delle Loro Eccellenze, insomma, ci ricorda che la politica, nella sua forma più alta, non è l’arena di scontri verbali e arroganza, ma un luogo di confronto pacato e rispettoso, dove le idee si contaminano per costruire un futuro condiviso. Mi piace chiudere utilizzando le medesime parole della Suprema Magistratura, ovvero con l’antico monito inscritto nell’Aula Consiliare, “Sia legge suprema il bene del Popolo”. Non lo scordi mai chi ha l’onore e l’onere di sedere su quegli scranni.
David Oddone
(La Serenissima)