RIMINI – La Procura della Repubblica di Rimini ha contestato reati di sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione a un gruppo di indagati coinvolti nell’operazione “Privé”. L’operazione, scattata nel settembre 2018, ha portato all’arresto di 19 persone durante un blitz nel night club Lady Godiva.
Le indagini della Squadra Mobile, condotte dal sostituto procuratore Davide Ercolani, hanno rivelato che le donne, assunte come figuranti, erano autorizzate a esercitare la prostituzione nel locale. I titolari e il gestore avrebbero regolato gli incontri con i clienti e ricevuto una parte significativa dei guadagni. Le indagini hanno accertato anche che le prostitute ricevevano istruzioni dettagliate su come comportarsi con i clienti e gestire il pagamento delle prestazioni.
Oggi, nell’aula L del tribunale di Rimini, il giudice dell’udienza preliminare Raffaele Deflorio ha registrato tre patteggiamenti. Il legale rappresentante del night club, un 39enne di una nota famiglia riminese, ha accettato una pena di 3 anni e 3 mesi di reclusione. Un socio di 77 anni ha optato per il rito abbreviato, mentre il gestore di fatto, un 42enne faentino, ha patteggiato 3 anni. Anche un 61enne, responsabile del controllo delle prestazioni, ha concordato un anno e 10 mesi, con pena sospesa.
Per gli altri 14 indagati, il pubblico ministero ha richiesto il rinvio a giudizio. Fra le accuse anche quella di detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti. La prossima udienza si svolgerà il 21 novembre.