Personalizzazione ed eccessi di giudizio (l’editoriale di David Oddone)

In un periodo in cui la giustizia è al centro del dibattito pubblico, è imprescindibile affrontare l’argomento con serenità e responsabilità. Chi opera nel campo giudiziario svolge un ruolo delicato che richiede chiarezza e obiettività.

È innegabile che i magistrati spesso attirino l’attenzione mediatica, ma il “processo” di personalizzazione attraverso giudizi superficiali non serve alla causa. Anzi. Etichettare alcuni come “bravi” e altri come “cattivi” semplifica eccessivamente la realtà complessa delle aule di Tribunale.

Questo atteggiamento alimenta la sfiducia nella giustizia ed è controproducente. Dovremmo lavorare sempre più semmai ad un sistema giudiziario equo e imparziale, evitando di individuare capri espiatori.

La critica costituisce certamente una parte legittima e necessaria della democrazia, così come se si hanno le prove di comportamenti scorretti, si deve intervenire con forza e decisione.

È tuttavia essenziale mettere da parte lo “screening” delle toghe, poiché ciò potrebbe generare pressioni indebite e compromettere l’indipendenza stessa della magistratura.

Eppure oggi si assiste all’apoteosi di tale fenomeno: sui giornali leggiamo in caratteri cubitali persino i nomi e cognomi dei “nemici” del momento.

C’è chi biasima severamente i giudici, accusandoli di non punire adeguatamente chi merita punizione, persino di non applicare le leggi e chi, dall’altra parte, li magnifica come i migliori rappresentanti delle Istituzioni. Ce lo ha insegnato Aristotele: in medio stat virtus.

Chissà poi che accadrebbe se lo screening lo facessimo a quelli che ritengono di avere la patente per operare queste distinzioni!

Siamo usciti con non poche difficoltà da un momento difficile e buio per la democrazia. E’ auspicabile allora grande responsabilità da parte di tutti gli attori in campo.

Con questa lunghissima premessa, che è parte integrante dell’editoriale odierno, mi addentro spedito nella spinosissima attualità.

Sono notoriamente un garantista e qualcuno sembra dimenticare che la presunzione di innocenza vale sino a condanna definitiva.

Ma esiste un piano giudiziario e uno politico.

E io credo che la difesa delle Istituzioni per chi fa politica, debba venire anche prima della difesa di se stessi. Temo non ci sia altro da aggiungere.

 

David Oddone

(La Serenissima)