Infermiera aggredita a Meldola, Nursind: professione sempre più pericolosa e meno attrattiva, non c’è più tempo da perdere

Rodigliano: “I nostri infermieri sono già fra i meno pagati d’Europa, ma se adesso il rischio è persino quello di subire delle aggressioni per stipendi così bassi, la nostra figura professionale diventerà sempre più rara”

BOLOGNA, 9 OTTOBRE 2024 – Solidarietà alla vittima dell’ennesima aggressione e maggiore sicurezza per chi ogni giorno è al proprio posto nei diversi presidi sanitari della regione, ospedali, pronto soccorso e non solo. È quanto chiede il Nursind Emilia-Romagna dopo l’ultimo episodio di violenza avvenuto stamattina a Meldola, in provincia di Forlì-Cesena, con un’infermiera della Casa della Salute locale accoltellata da un paziente seguito costantemente dal servizio, al quale era appena stata somministrata la terapia, riportando ferite alla gola e ad una mano. Trasportata in pronto soccorso, la vittima non è in pericolo e su quanto accaduto indagano i Carabinieri, ma per Antonella Rodigliano, segretaria regionale del Nursind, “non c’è più tempo da perdere: la sicurezza deve diventare un tema centrale quando si parla di sanità. Per questo, diventa sempre più necessario risolvere il problema partendo da un ampio confronto con istituzioni, politica, prefettura e chiunque abbia responsabilità riguardo la sicurezza degli operatori sanitari”.

 

“I nostri infermieri sono già fra i meno pagati d’Europa: senza gratificazioni e incentivi è già complicato averne di nuovi, ma se adesso il rischio è persino quello di subire delle aggressioni per stipendi così bassi, la nostra figura professionale diventerà sempre più rara e sempre meno attrattiva -continua Rodigliano-. Le misure adottate e proposte finora, come quella del braccialetto elettronico, si stanno rivelando inappropriate e insufficienti. Serve piuttosto partire da un’analisi profonda delle ragioni dietro l’aumento di casi del genere, come ad esempio i tempi d’attesa nei pronto soccorso, la mancanza di posti letto sufficienti per i ricoveri, la percezione della malattia da parte dell’utente cambiata dopo la pandemia, e non solo. Gli infermieri non possono più aspettare -conclude la segretaria del Nursind- è necessario che ci sia il massimo impegno da parte di tutti per risolvere un problema che sta diventando sempre più preoccupante”.