Il Paese reale è molto diverso del mercato della paura.
I veri numeri dell’economia italiana.
Se l’Italia si concentrasse sulla realtà riusciremo a circoscrivere la crisi solo su giornalisti, psicologi e populisti.
Qui ci sarebbe davvero un crollo, disoccupazione galoppante.
Perché i giornali, i telegiornali e i talk risulterebbero fuori dalla realtà.
Le crisi d’ansia, le paure, degli italiani crollerebbero togliendo lavoro a psicologi e psicanalisti e i populisti affogherebbero nelle goccioline della loro bava.
La realtà non è mai bellissima, intendiamoci.
Non è senza problemi, alcuni grandi, sia chiaro.
Ma è lontanissima da quella raccontata, secondo per secondo, dai giornali e dai populisti di ogni ordine e grado.
In gran numero in Italia, a destra e a sinistra.
E se raccontata bene ci aiuterebbe a far meglio.
Molto meglio.
Vediamola.
Con il professor Marco Fortis della Fondazione Edison.
Il prodotto interno lordo italiano, negli ultimi 4 anni è cresciuto più di Francia, Inghilterra, Germania e Giappone. Più 5.5.
Meno solo degli USA. Oltre il 10 per cento.
Ma, attenzione attenzione, dice Fortis, per “una iniezione di debito pubblico senza precedenti, in confronto alla quale i costi del nostro superbonus sembrano noccioline”. Capito?
La produzione è in leggera discesa, per la crisi della Germania alla quale siamo legati, ma, attenzione attenzione, l’Italia fa molto meglio della Germania e di quasi tutti i Paesi del G7 perché ha una crescita degli investimenti nelle Costruzioni del 62% e nei macchinari e negli impianti del 10.1 per cento.
La produzione generale cresce solo di un punto e due, ma la produzione nelle costruzioni cresce del 45.1 per cento. Le professioni tecniche dell’11.5.
E’ il motivo per il quale abbiamo fatto meglio degli altri. Insieme alla crescita del turismo, più 6.8 per cento e dell’industria che ha fatto più investimenti nelle tecnologie robotiche, nella farmaceutica e nella chimica soprattutto, settori dove abbiamo conquistato le vette del mondo.
Ma il debito? Il debito? So che la domanda è questa a questo punto.
Quanto ci è costato?
Pochissimo, questa è la sorpresa.
Nello stesso periodo in esame, 2019/2023, il rapporto debito/pil, in Italia è cresciuto dello 0.4.
In Germania del 4.7, Francia 13.2, USA 14.1,Giappone 16.
Siamo quelli che hanno speso di meno per uscire dal Covid con risultati migliori.
E’ una notizia troppo buona?
Infatti non la trovate sul mercato della paura e del populismo.
E ancora, attenzione attenzione.
Questi risultati nonostante l’Italia paghi 82.4 miliardi di interessi annui sul debito, anche per un rating incredibilmente e inspiegabilmente superiore a quello della Francia, su un debito pubblico cresciuto di 98.4 miliardi.
Senza interessi l’Italia solo più 16 miliardi, la Francia sottratti gli interessi: più 122 miliardi.
I dati sull’occupazione li conosciamo. Siamo a livelli di crescita storici. Grazie al Job Act che ha reso più facile assumere a tempo indeterminato.
Anche questa notizia è nascosta nello stesso mercato della paura e delle menzogne.
Crescono poco gli stipendi, certo, ma questo va chiesto anche ai sindacati che occupano le piazze per alimentare le paure e non per chiedere più soldi nei contratti o per chiedere al governo di ridurre ancora di più le tasse sul lavoro o per chiedere alle imprese di far partecipare i lavoratori agli utili e alle performance di quando le cose vanno bene e non solo ai guai di quando vanno male.
Punto.
Sergio Pizzolante