Chiunque viva o frequenti San Marino da tempo sa bene che c’è una costante nella vita del Monte: la difficoltà di concludere una telefonata senza che la linea cada almeno una volta. Sembra quasi un rito collettivo, una sfida personale tra l’utente e il servizio di telecomunicazioni, tanto che quando la chiamata non viene interrotta, si ha quasi l’impressione di aver compiuto un piccolo miracolo tecnologico. Se pensiamo che gli smartphone si sono evoluti a tal punto da poter controllare la domotica della casa o inviare ordini nello spazio, mentre a San Marino si continua a lottare con un problema che altrove sembra superato da decenni, viene davvero da sorridere. Per quanto probabilmente la voglia di fare ironia sull’argomento sia ormai passata da un pezzo.
Quella dei “cellulari che non prendono” è un’esperienza che prima o poi provano tutti, dai residenti ai turisti, quasi quasi faccia parte del pacchetto assieme alle Torri e a Palazzo Pubblico. Ecco allora che, tra ironia e frustrazione, la questione diventa un vero e proprio paradosso contemporaneo. Nell’era del 5G e dell’Internet of Things, ci si trova ancora a dover fare i conti con una tecnologia che, per quanto essenziale, sembra rifiutarsi di collaborare. In questo contesto, l’annuncio dei Segretari di Stato Rossano Fabbri e Matteo Ciacci assume una portata quasi rivoluzionaria. Risolvere i problemi legati all’uso degli smartphone entro giugno 2025 potrebbe sembrare un obiettivo modesto per chi è abituato a vivere in grandi città digitalmente connesse. Eppure, per i sammarinesi rappresenta una svolta epocale.
Fabbri e Ciacci si sono impegnati a migliorare la copertura telefonica, garantendo che i cittadini del Titano possano finalmente telefonare senza la costante paura di dover ripetere per la quarta volta la stessa frase, appena la voce dall’altra parte si interrompe nel nulla. Se ci riusciranno, e ci auguriamo che lo facciano, avranno senza dubbio guadagnato un posto speciale nel pantheon dei benefattori dell’Antica Repubblica, almeno agli occhi di chi è stanco di gridare nel vuoto etere delle colline biancazzurre.
Mica roba da poco. Dopotutto, un Segretario di Stato non sempre ha la fortuna di poter essere ricordato. E qui si parla di un gesto tanto semplice quanto rivoluzionario: far funzionare i telefoni. Esagero: una promessa che, se mantenuta, potrebbe davvero riscrivere la storia della quotidianità sammarinese, e non solo. Tornando se non seri, almeno un po’ più posati, va detto che l’impatto di una rete telefonica stabile va ben oltre la semplice comodità. Essa rafforza la credibilità del Paese agli occhi di investitori e visitatori, garantisce una migliore gestione delle emergenze e offre una qualità di vita che i cittadini meritano. E poi, ammettiamolo, c’è qualcosa di ironicamente soddisfacente nel pensare che, in un’epoca di droni e realtà virtuale, il progresso a San Marino possa essere misurato dal numero di chiamate che riescono a essere completate con successo.
Ma se negli anni l’ironia ci ha accompagnato nel commentare tali problematiche mai risolte, rendiamo già l’onore delle armi a chi, come Fabbri e Ciacci, ha compreso che la vera innovazione non risiede solo nelle grandi riforme legislative o nelle infrastrutture avveniristiche, ma anche nel miglioramento delle piccole, grandi questioni quotidiane. Come diceva lo scrittore francese Victor Hugo, “Niente è più potente di un’idea il cui tempo è giunto”. E se a San Marino l’idea di telefonare senza interruzioni sembra banale, il momento di renderla realtà è ora.
David Oddone
(La Serenissima)