E’ una sorta di “Pozzo di San Patrizio”, senza fondo, il contenuto del decreto con cui il giudice Elisa Beccari, dopo una lunga indagine, ha rinviato a giudizio, con la gravissima accusa di associazione a delinquere, personalità importanti della gestione bancario-finanziaria e giudiziaria dello scorso decennio (leggi qui e leggi qui)
Se l’insieme delle condotte rilevate come penalmente in grado di sostenere l’accusa in un processo dibattimentale è sconvolgente sotto il punto di vista dell’occupazione di posti chiave, di poteri di esclusiva competenza di uno Stato sovrano e non di un gruppo privato, definito “criminale nello stesso decreto, la deriva che un “braccio armato” della stessa associazione avrebbe determinato nell’amministrazione della Giustizia, asservendola ai bisogni del “gruppo criminale” ed utilizzandola per intimorire o manipolare dirigenti e cittadini -c’è una sentenza di primo grado che sostiene ciò- non funzionali o ostacolo agli interessi dell’associazione a delinquere, finisce con l’assimilare il Titano dello scorso decennio ad un regime di tipo sudamericano… Mancano solo i “desparecidos”, verrebbe da concludere.
Anzi, uno c’è, anche se ha subito sorte diversa, visto che sarebbe in qualche paradiso sperduto a godersi il bottino.
I contenuti del decreto di rinvio a giudizio di Daniele Guidi, Francesco Confuorti, Marino Grandoni, Alberto Buriani e altri 9 dirigenti di Cis e Bcsm, rafforzano la convinzione che la Repubblica, pochi anni fa, fu teatro di un vero e proprio COLPO DI STATO.
A rafforzare ulteriormente questa convinzione sono giunte, poi, l’altro ieri direttamente in Consiglio Grande e Generale, le “paure” di Gian Matteo Zeppa (Rete): “Abbiamo combattuto quell’associazione a delinquere con ogni mezzo politico lecito; abbiamo perso la dignità di liberi cittadini in una terra democratica nel momento in cui ci venne profetizzato di possibili irruzioni nelle proprie case a seguito di un mandato a firma del braccio armato Buriani; abbiamo dovuto avvisare le famiglie dicendo loro che nello sciagurato caso in cui ci fosse accaduto qualcosa di non aprire ad alcuna persona sino a che non si rientrava a casa dai propri rispettivi posti di lavoro..”
“Abbiamo dovuto dire ai nostri cari -ha aggiunto- che noi eravamo nel giusto, ma che gli eventi potevano prendere una bruttissima piega ed essere a loro volta plagiati a volontà esterne. Abbiamo dovuto cambiare i cellulari, i pc, i device elettronici perchè vi era il timore, come avvenuto in altri casi, che una volta sequestrati, dentro, ci si poteva mettere di tutto su mandato del braccio armato (prima indicato nel giudice Alberto Buriani; ndr)” perchè “le associazioni a delinquere non guardano per il sottile nel momento in cui devono portare a casa” la “conquista di una nazione falcidiando tutti coloro che vi si oppongono”.
Addirittura, sono sempre accuse di Zeppa, “la politica consenziente, connivente, piegata e venduta di allora, aveva sdoganato anche il concetto che i pareri anonimi arrivati all’attenzione dell’Ufficio di Presidenza fossero legittimi” e “abbiamo anche dovuto assistere ai demansionamenti di colleghi consiglieri sul proprio posto di lavoro, perchè non abbassavano la testa di fronte a certe nefandezze”.
“In tutti i rinvii a giudizio arrivati fino ad oggi -è la convinzione del consigliere di Rete, che quegli anni li ha vissuti in “trincea”, come tanti altri tra cui il direttore di GiornaleSM Marco Severini a cui si devono i tanti scoop sulla cricca – c’è un grande e pesante assente: i corresponsabili politici che hanno permesso che ciò potesse verificarsi. Non posso pensare che l’unico dissennato a conoscenza di tutti possa essere solo e unicamente Simone Celli”, tanto da pensare che “egli stesso sia stato il capro espiatorio politico più facile da colpire, anche da parte dei suoi stessi colleghi ed amici che oggi sono baldanzosi più che mai”.
E’ davvero difficile, anche per me, credere che una simile deriva democratica e istituzionale possa essersi realizzata senza ampie connivenze -o perlomeno gravi responsabilità- di chi guidava legittimamente il Paese a quei tempi.
Chi è convinto del contrario, invece, è Nicola Renzi, capogruppo di Repubblica Futura, Segretario di Stato agli Esteri e alla Giustizia dal 2016 al 2019. “Le sofferenze che ha detto (Zeppa; ndr) -ha replicato in Aula- sono state anche le mie. E glielo garantisco, io sono stato indagato per tre anni senza saperlo e ho ricevuto una archiviazione senza sapere neanche di essere indagato”. …Chissà quanto avrebbe “sofferto” se di essere sotto indagine lo avesse anche saputo. Mi si permetta questa “velenosa” ironia, ma ascoltando queste parole -di entrambi i consiglieri, ovvero Zeppa e Renzi- mi torna la mente a quella madre di un quattordicenne orfano di padre, che venne sottoposta su richiesta del Giudice Alberto Buriani -titolare dell’indagine- ad una interminabile custodia cautelare nell’ambito dell’inchiesta che portò all’istruzione del Processo Mazzini, poi chiuso con assoluzioni e proscioglimenti per pressoché tutti gli imputati, dopo aver spazzato via una intera generazione politica che, forse, al contrario di chi c’era al “comando” del Paese, si sarebbe almeno accorta del “colpo di stato” in atto…
“Se io ho commesso errori politici e la mia forza politica ha commesso errori politici -ha concluso- quello è un dato. Ma guai a chi provi a venire in quest’aula a puntare il dito contro di me o contro Repubblica Futura dicendo che siamo dei criminali o che dovremmo essere processati… Guai, guai perchè noi la morale da lei (si rivolge a Zeppa; ndr), certamente, non ce la facciamo fare”.
Mi aspettavo di più dal capogruppo di RF… Mi aspettavo, pur concordando che nessuno può arrogarsi la libertà di definire criminale nessun politico e nessun partito, non essendo l’accusa supportata da atti giudiziari noti… Mi aspettavo di più -dicevo- di un misero “se io o la mia forza politica ha commesso errori è un dato” da chi sedeva negli anni di massima penetrazione nelle Istituzioni della presunta associazione a delinquere nella Segreteria di Stato più pesante dell’intero governo AdessoSm. Si aspettava di più anche, sono convinto, l’intero Paese, che ancora attende di conoscere con chiarezza i nomi dei responsabili politici che -percorrendo l’ipotesi più dignitosa fra le tante pensabili- non sono riusciti a fermare una vero e proprio colpo di stato che è arrivato a trasformare l’amministrazione della giustizia -come ha confermato Zeppa- in un’arma capace di seminare terrore nei cittadini e nei dirigenti sammarinesi.
Seppure sia oggi non argomentabile l’accusa di “politica consenziente, connivente, piegata e venduta” come base di quella deriva della democrazia e del Diritto, è innegabile che le responsabilità politiche di tutta la maggioranza di allora e, ancora di più, di tutti i membri di governo dell’epoca sono ogni giorno più evidenti e ciò rende sempre più impellente una diretta assunzione di responsabilità, che per la gravità dell’errore fatto, non potrebbe che significare -a mio parere- la chiusura di ogni attività politica, condita non dall’Harakiri giapponese, ma da non equivocabili scuse al Paese.
Le colpe sono enormi ed evidenti, ne ha ricordate alcune lo stesso Zeppa: “Correva il 26 novembre 2017 quando 25 consiglieri dell’opposizione sottoscrissero in maniera convinta e coesa”, la denuncia che era in corso “un colpo di stato che prevedeva la scientifica conquista totale di tutti i ruoli apicali, politici, amministrativi, finanziari e del mondo della Giustizia sammarinese…”. Ma l’esposto, arrivato fino alla Reggenza, venne ignorato…
Secondo il Consigliere di Rete tutto iniziò con l’allontanamento del Dirigente del Tribunale, Valeria Pierfelici, “fatto senza alcuna legge che lo permettesse”. A dire il vero, tutto sembra iniziato nel 2010, con le “dimissioni” di Papi e Bossone conseguenti alla cacciata di Caringi. Ma sorvoliamo e torniamo a Zeppa, secondo cui l’allontanamento del Dirigente del Tribunale “fatto senza alcuna legge che lo permettesse”, è una sorta di spartiacque e rappresenta una azione eloquente nell’individuazione di precise responsabilità politiche.
Ogni dichiarazione, oggi scolpita sulla pietra, è la prova di un grave responsabilità politica. Le ricorda sempre lo stesso parlamentare:
– “Sono opportune le scuse di chi ha offeso e minacciato i vertici di Banca Centrale, Grais e Savorelli sono professionisti seri e sanno fare il loro lavoro, sono professionisti seri che possono riportare il Paese alla credibilità e al rispetto internazionale e anche a loro va la mia stime e il mio rispetto”. Citazione di dichiarazione di Marina Lazzarini (ex SSD, oggi Libera).
– “Sfiduciare il presente per ridare fiducia al passato è lo slogan perfetto per identificare quello che stiamo vivendo”. Citazione Giuseppe Maria Morganti (ex SSD, oggi Libera).
– “Questi gruppi politici di opposizione dovrebbero chiedere scusa al Paese per aver smantellato un sistema e farlo diventare un sistema incontrollabile” Citazione di Fabrizio Perotto (RF)
– “Ci sono complottisti che strillano: San Marino è vittima di complotti e intrighi per svendere il Paese” Citazione Emanuel Gasperoni (RF)
– “…L’ultima è quella di un certo Francesco Confuorti che diventerà padrone del sistema bancario sammarinese” Citazione di Andrea Zafferani (RF)
“Evito di citare Nicola Renzi -precisa Zeppa- perchè ne dice veramente tante…”.
“A distanza di sette anni -è la conclusione del consigliere retino- ciò che emerge è una profonda nonché radicale necessità di giustizia, perché qualcuno dovrà necessariamente pagare l’aver ordito ed orchestrato minando, partendo dal cuore delle istituzioni, una più complicata conquista alberoniana versione 4.0”.
Enrico Lazzari