Viviamo in un’epoca in cui la protezione dei dati personali è un tema centrale, tanto che persino le piattaforme social come TikTok e Facebook ricevono sanzioni pesanti anche a San Marino per violazioni importanti della privacy. Eppure, paradossalmente, nei centri sanitari sammarinesi, la privacy dei pazienti sembra ancora un lusso irraggiungibile.
Capita spesso di trovarsi in una sala d’attesa, di fronte a uno sportello dove si è costretti a parlare dei propri problemi di salute in pubblico, con altre persone sedute a pochi metri di distanza. Che si tratti di questioni personali o delicate, al centro sanitario si è obbligati a condividerle involontariamente con chiunque sia in coda, poiché l’unico modo di comunicare è attraverso un vetro. E’ un modo di fare non organizzato che non solo crea imbarazzo, ma rappresenta una chiara violazione del diritto alla riservatezza, tanto più importante quando si tratta di questioni di salute.
I pazienti non dovrebbero essere costretti a rivelare dettagli personali che vorrebbero mantenere riservati come l’esame che deve compiere o il proprio stato di salute, o come il proprio cognome quando vengono chiamati dal personale medico o infermieristico. Sarebbe sufficiente utilizzare un sistema di numerazione anonima, permettendo ai pazienti di essere identificati per numero anziché per nome.
Questi semplici accorgimenti contribuirebbe a tutelare la privacy e a ridurre l’imbarazzo, garantendo un ambiente più rispettoso e confortevole per tutti.
Ognuno dovrebbe avere il diritto di accedere a servizi sanitari che garantiscano il rispetto della dignità e della privacy personale.
Le sanzioni alle grandi aziende tecnologiche per la gestione inappropriata dei dati privati fanno notizia, ma cosa stiamo facendo per proteggere la riservatezza delle persone nei luoghi in cui è più vulnerabile?
Il disagio e l’imbarazzo che derivano da queste pratiche non possono essere sottovalutati.
L’ISS ed in questo caso, il Segretario di Stato dott.ssa Mariella Mularoni dovrebbe prendere in mano questa questione (e non è una critica ma una proposta ed un consiglio) per garantire che ogni paziente possa accedere a servizi sanitari in cui le sue informazioni personali siano trattate con il rispetto che meritano.
Non è accettabile che, nel 2024, i nostri diritti alla riservatezza vengano ignorati proprio là dove dovremmo sentirci più protetti.
Marco Severini – direttore del GiornaleSM