La legge di bilancio 2025 approvata in Cdm, dal valore di circa 30 miliardi lordi, è stata impostata dal governo per aiutare i redditi medio-bassi dei lavoratori dipendenti e dei pensionati e per dare uno stimolo contro l’inverno demografico. Per farlo rende strutturale, almeno per i prossimi 5 anni, il taglio del cuneo fiscale per i redditi fino a 35mila euro e la riduzione a 3 aliquote Irpef. Solo questi due provvedimenti costano 15 miliardi di euro. Le risorse arriveranno, tra le varie voci, da tagli alla spesa dei ministeri – nell’ordine di una media del 5% del budget – pari ad oltre 2 miliardi di euro. E poi dal contributo di banche e assicurazioni, per 3,5 miliardi di euro. Il concetto chiave rivendicato dal governo è che “non ci sono aumenti delle tasse”.
Cresce solo la voce di spesa sulla Sanità, il Mef parla di 2.366 milioni di euro in più per il 2024. Ma le opposizioni e le associazioni del comparto sanitario contestano l’entità dei fondi giudicandoli insufficienti per le esigenze del settore. Dalla revisione delle tax expenditures invece dovrebbe arrivare circa un miliardo. Mentre restano fuori dalle fonti di finanziamento della manovra i fondi raccolti con il concordato preventivo biennale, a cui si può aderire entro il 31 ottobre, potrebbero essere utilizzati eventualmente per ampliare la fascia del taglio del cuneo anche al ceto medio e il perimetro della flat tax.
Tra le novità più rilevanti inserite in manovra: una Card da 1.000 euro a beneficio dei genitori con un Isee entro 40 mila, l’esclusione dell’assegno unico dal computo Isee, l’ampliamento da due a tre mesi del congedo parentale retribuito all’80%. Sulle pensioni conferme e qualche novità. Per il 2025 vengono confermate tutte le misure dell’anno scorso – Ape sociale, Opzione donna e Quota 103 – e viene introdotto un incentivo sul piano fiscale per chi sceglie di restare al lavoro. Viene inoltre garantita la piena rivalutazione degli assegni e delle minime, eliminando il meccanismo di sterilizzazione in vigore. In arrivo anche un tetto – fissato all’indennità del presidente del consiglio dei ministri – alle retribuzioni dei vertici di enti, soggetti, fondazioni che ricevono un contributo a carico dello Stato. Confermato anche per il 2025 il taglio del canone Rai da 90 a 70 euro all’anno.
AGI